31 Marzo 2017

Il capolavoro dell’arte tessile veneziana in Terra Santa: “per la Gloria di Dio”

È ben noto come i paramenti liturgici costituiscano uno dei beni più preziosi dell’arte ecclesiastica. Da sempre la liturgia della Chiesa d’Occidente e d’Oriente mira a far risplendere la grandezza della Chiesa nel mistero divino durante le celebrazioni.

A Gerusalemme, dove da secoli i Francescani della Custodia di Terra Santa celebrano solennemente la Liturgia latina della Chiesa Cattolica presso i Luoghi Santi che costudiscono, i paramenti liturgici, costituiscono uno degli elementi più importanti dell’ufficio liturgico, soprattutto durante le cerimonie solenni. Ben noto, infatti, è il gusto francescano per la bellezza liturgica, la cura speciale per le sacrestie e il rispetto e onore al Santissimo Sacramento.

Questi tessuti, spesso frutto di donazioni, costituiscono uno dei beni più preziosi del Tesoro della Custodia.

Tra le grandi potenze europee legate alla Terra Santa, Venezia, insieme alla Spagna, Regno di Napoli, e Francia, ha avuto un ruolo primario nelle donazioni, in virtù del suo stretto rapporto con questa terra. Essa fu, infatti, per secoli l’unica porta per i pellegrini e difesa dei Francescani e Luoghi Santi.

Insieme agli argenti o le ceramiche della Farmacia, i paramenti di Venezia rappresentano un vero e proprio tesoro artistico. Si riportano quindi tre splendidi esempi dell’arte tessile veneziana tra XVI e XIX sec.

Il primo esempio che riportiamo è un parato veneziano proveniente dalla Basilica della Natività di Betlemme. Oggetto ancora di studio è databile tra la seconda metà del XVI sec. e l’inizio del XVII sec. Il parato è in velluto rosso altobasso, fondo teletta d’oro, alluciolato, lavorato a motivi floreali fondo giallo e oro con volute di fiori di loto, cardo. La provenienza è dimostrata dalla presenza di un particolare leone marciano, ricamato in argento, in armatura e con spada sguainata. Secondo uno studio ancora in corso della Prof.ssa Doretta Davanzo-Poli potrebbe alludere allo scontro i Turchi del secondo ‘500. Interessante sarebbe una recente spiegazione della studiosa circa una decorazione floreale del velo omerale che rappresenterebbe la profezia di Isaia: Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore (Is. 11, 1-2). Un’interpretazione spiegabile per il valore simbolico che sia l’albero di Jesse e l’Eucarestia rappresentano: la vita. I parati, infatti, nascondono spesso nelle loro ricche e complesse decorazioni “significati allegorici e simbolici che rivestono il celebrante durante la Messa o le processioni, in un rimando di forme, colori e simbolismi che manifestano il mistero celebrato”.

 

 

Il secondo esempio è “il parato di Venezia” che costituisce uno tra i beni più preziosi del Tesoro della Custodia di Terra Santa. Il parato, composto da un set di 27 pezzi (Attualmente 17: casula, dalmatica (2), piviale, stola, manipoli (3), Borsa per corporale, velo per calice, velo omerale, antependium o paliotto, mitria, cuscini (2)), giunse a Gerusalemme, tra il 1669 e il 1675, così come registrato nel libro delle Condotte (1615-1720): “Un paramento sontuossissimo di veluto cremesino tutto ricamato de oro et argento, dire Pianeta e due Tonicelle, con suoi tre Camisi solemni et amiti con li cordoni di setta y oro” (10 Dicembre 1669). La provenienza di questo paramento è chiaramente indicata dalle iniziali “C.D.V.” che significa Commissariato di Venezia, e dai piccoli leoni. I destinatari del dono sono altrettanto chiaramente indicati dall’emblema della Custodia di Terra Santa. Queste vesti liturgiche costituiscono un vero e proprio capolavoro dell’arte tessile. Il ricamo, anche se non riportato perfettamente su un nuovo fondo, era costituito da velluto tagliato. Il tessuto in assoluto più prezioso, lavorato con fili di seta ed una doppia trama per la creazione – a mano – dell’effetto pelliccia che lo caratterizza. (A differenza del velluto riccio in quello unito o tagliato, l’anello che viene formato dall’ordito di pelo viene bloccato nello stesso passo e successivamente tagliato in alto con una lama chiamata trevette, il ferro per questo lavoro ha sezione ogivale con una scanalatura nella parte superiore per lo scorrimento della lama, detto per questo operazione di cimatura). Per questo il velluto è così delicato e si consuma facilmente. Un tessuto prezioso se si pensa che per tessere 2 cm è necessaria una giornata di lavoro. Il ricamo venne eseguito a punto steso, perché è tutto realizzato con oro e argento, filati, ricci e lamellari, che sono tre tipologie di lavorazione dei metalli preziosi per renderli adatti al ricamo. I motivi floreali sono tipicamente barocchi, a girali di foglie d’acanto con grandi fiori, realizzati con imbottiture per dare ancora maggior enfasi alla luminosità dei fili metallici. Il ricamo ricorda nel disegno e nel gusto i merletti ad ago veneziani coevi. Le bordature, a fondo oro, sono ulteriormente impreziosite da piccoli granati. Stupisce la totale assenza di motivi religiosi sui paramenti, tranne che per il velo da calice che presenta un monogramma bernardiniano di Cristo. Da un punto di vista storico il parato giunse proprio negli anni in cui Venezia perdeva uno dei suoi porti più strategici, quello di Candia e che vedrà negli anni seguenti una progressiva perdita della sua posizione di privilegio tra oriente ed occidente. Il parato sembrerebbe quasi celebrare per l’ultima volta la grandezza della Serenissima in Terra Santa.

(Alcuni pezzi sono stati recentemente esposti alla Mostra di Versailles “Il tesoro del Santo Sepolcro” e attualmente per la mostra “Tesori Veneziani a Gerusalemme” presso il Convento di S. Salvatore a Gerusalemme)

 

Infine riportiamo un parato semplice e moderno donato dal Commissariato di Venezia nel 1863 (così riporta l’iscrizione cucita cucito sul davanti delle dalmatiche: Commiss. Terra Santa Venetiarum 1863), costituito da: due pianete piegate, stolone e tre piviali, due tunicelle. Molto interessante lo stemma cucito sul piviale, dove la Croce di Terra Santa è cucita assieme all’aquila asburgica, a dimostrazione della dominazione austriaca poco prima dell’Unità d’Italia. Il tessuto è costituito da seta damascata, lampasso viola, galloni d’oro, fodera seta verde, disegno a fiori gialli.

Per concludere, da questa breve analisi di questi tre soli esempi da un lato si evidenzia la ricchezza e preziosità artistica dei manufatti, tipica del barocco e della sua influenza nei secoli successivi, dall’altro si sottolinea la fondamentale importanza che la Serenessima cercava di manifestare anche durante le celebrazioni liturgiche. A tal proposito non si possono dimenticare le lampade e i grandi candelabri, di alta oreficeria veneziana che doveva decorare (e tutt’ora decorano) l’Edicola del Santo Sepolcro. In una gara tra potenze, Venezia doveva apparire agli occhi di tutti l’unica Advocata Terrae Sanctae.

In realtà non solo gli esempi gli esempi di Venezia ma anche altri preziosi parati della Custodia di terra Santa (es. Parato di Genova, Parato di Luigi XIII), così come di gran parte d’Europa, dimostrano come la ricchezza decorativa del Barocco rispondeva al pensiero del Concilio di Trento volto a sottolineare l’identità cattolica nel rendere “Gloria a Dio” attraverso le più alte forme d’arte.

A chi oggi critica le spese per il decoro liturgico o le ritiene mere opere da Museo, correttamente si potrebbe rispondere con le parole del cardinale Martini: «Gesù gradisce le cose belle, l’amore per il culto può essere giudicato spesa inutile solo dalla mentalità efficientistica di oggi».

Per fortuna in Terra Santa molti di questi parati sono ancor oggi indossati durante le grandi celebrazioni alfine di sottolineare, nella mescolanza di confessioni cristiane e religiose, l’identità della Chiesa Cattolica e manifestare la “Gloria di Dio” sulla Terra.

 

  • VÉRON-DENISE, Chasuble d’un ornement vénitien en velours cramoisi à broderies d’or et grenats Venise, 1669, in Treasure of the Holy Sepulchre, Catalogue of the exhibition “Treasure od the Holy Sepulchre. Gift of the European Royal Courts in Jerusalem”, Château de Versailles (16 April- 14 July 2013), Milano 2013, pp. 240-241.
  • D. POLI-N.M. RICCADONA, Otto secoli di paramenti liturgici dei Frati di Venezia. Sciamiti, velluti, damaschi, broccati, ricami, Associazioni Centro Studi Antoniani, Padova 2014.
  • Museo della Custodia di Terra Santa (N. 92; N. 19. N. 36), Convento di San Salvatore, Gerusalemme.

 

Corrado Scardigno

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