“Incontrare l’altro: fede, arte e dialogo al Terra Sancta Museum Art & History”
Dal suo arrivo al Terra Sancta Museum Art & History il 23 ottobre 2024, l’italiano Claudio Donà Domeneghetti sta lavorando per portare i tesori del museo al pubblico israeliano. Siamo andati a conoscerlo.
Un viaggio personale tra cultura, fede e bellezza
Claudio, come sei arrivato a lavorare al museo?
Sono laureato in Relazioni internazionali all’Università di Padova (Italia) e le relazioni internazionali hanno sempre esercitato su di me un profondo fascino. Crescere in una famiglia multiculturale e vivere tra Bruxelles e l’Italia mi ha portato a contatto con persone di culture e background educativi diversi, sviluppando non solo una facilità a lavorare in ambienti diversi, ma anche una vera e propria curiosità nel comprendere i diversi modi in cui le persone percepiscono il mondo. Inoltre, la mia vita è sempre stata profondamente influenzata dalla bellezza e dal legame con la storia, grazie alla mia famiglia. L’esperienza al Terra Sancta Museum Art & History mi permette quindi di collegare diverse sfaccettature e di intrecciare fede, arte e storia con le relazioni internazionali.

Ha lavorato al seminario di ricerca proposto da Yisca Harani. Come è entrata in contatto con lei?
Yisca Harani è una persona rara: è una ricercatrice e docente israeliana di storia del cristianesimo. La trovo estremamente brillante. Il primo contatto è avvenuto da lei, all’inizio della mia esperienza qui a Gerusalemme. Si era rivolta a Fratel Stéphane Milovitch, direttore del Consiglio di amministrazione del Terra Sancta Museum Art & History, per organizzare una visita nell’ambito del suo seminario. L’obiettivo del seminario era quello di portare a Gerusalemme israeliani provenienti da diverse parti del Paese per conoscere il rapporto storico e attuale tra i papi e la Terra Santa. Mi è stato chiesto di organizzare l’incontro ed è così che ho incontrato Yisca per la prima volta.

La mediazione culturale per un pubblico israeliano curioso e impegnato
Come è andato il seminario?
In realtà, sono state organizzate tre edizioni del seminario, a riprova del suo successo! La visita si svolge in due giorni: il primo giorno presentiamo una selezione di doni papali in Terra Santa, mentre il secondo giorno è dedicato al Santo Sepolcro dove, su richiesta specifica, illustriamo la visita di Paolo VI con alcuni mosaici della basilica. L’obiettivo è mostrare che queste visite e l’attaccamento dei Papi alla Terra Santa sono tangibili. Le visite iniziano nel Convento di Saint-Sauveur, dove si trova la Stanza della Madreperla. Fra Stéphane è solito illustrare la storia della Custodia e il suo rapporto con i Papi, spiegando il ruolo fondamentale dei frati e la loro missione in Terra Santa e nei luoghi santi. Poi noi volontari condividiamo le motivazioni che ci hanno portato in missione qui, in particolare al Museo, che è sempre di grande interesse per il pubblico. Vogliono capire cosa spinge i giovani di diverse parti d’Europa a venire in questa terra oggi segnata da tanti conflitti. La visita si conclude con una sessione di domande e risposte e un momento libero per ammirare le opere in tutto il loro splendore.
Ogni visita è stata un’opportunità per migliorare la successiva. Abbiamo analizzato i punti di interesse del pubblico per poterli rafforzare nelle visite future e prepararci meglio alle domande più frequenti. Di conseguenza, il mio discorso è cambiato, così come la mia capacità di creare un legame più diretto e pertinente con il pubblico, in linea con i suoi interessi e con i nostri.


Un museo come ponte tra popoli e tradizioni
Chi è il pubblico di riferimento? E come hanno reagito?
L’evento è generalmente rivolto a un pubblico israeliano adulto, di età compresa tra i 30 e i 70 anni, e ogni edizione ha registrato una partecipazione di circa 40 persone. Devo ammettere che la loro ricettività mi ha davvero sorpreso. Non solo erano estremamente interessati, ma anche profondamente curiosi, con molte domande pertinenti, tutt’altro che superficiali su argomenti che non conoscevano. Certo, alcune di queste domande possono sembrare banali dal punto di vista cristiano, ma per chi non è cristiano sono essenziali. A questo proposito, ricordo le parole di Fratel Stéphane, che mi disse che spesso sono proprio le domande più semplici, poste da chi ci osserva dall’esterno, a stimolare in noi le riflessioni più profonde sul nostro essere. È stato così per me: ho avuto l’opportunità di interrogarmi su aspetti basilari ma fondamentali della nostra liturgia e della nostra fede. Questo mi ha permesso non solo di spiegare alcuni aspetti, ma anche di chiarirli. Credo che questa sia una delle ricchezze del dialogo interreligioso.
Perché il museo è coinvolto in queste iniziative?
Si tratta di opportunità di comunicazione e divulgazione preziose e sfaccettate. In primo luogo, ci permettono di promuovere il futuro museo e la sua imminente apertura nel 2028, ma anche di presentare una parte integrante della magnifica collezione del Terra Sancta Museum Art & History, un patrimonio molto più ampio che prenderà vita proprio nel cuore di Gerusalemme. Inoltre, sono un’occasione fondamentale per illustrare al pubblico il ruolo storico della Chiesa in questa terra. Una terra oggi abitata da popoli che a volte conoscono poco il cristianesimo. Attraverso questi incontri, il museo spera che possano scoprire una realtà diversa di questa terra.


Infine, per noi cattolici, queste occasioni sono essenziali per condividere la nostra fede attraverso la bellezza creata dalla devozione a Dio nel corso dei secoli passati. In questo modo vogliamo mostrare e creare opportunità di dialogo, presentando lo splendore che il genio artistico cristiano ha saputo esprimere nel corso della storia. Yisca Harani mi ha fatto capire che con la creazione di questo museo, la Custodia realizza uno spazio molto più vasto di quanto possa immaginare. In effetti, questa istituzione non solo sarà utile per andare verso l’altro e creare un dialogo con lui, ma creerà uno spazio per chiunque sia attivo o non impegnato nel dialogo. Rappresenta al tempo stesso un punto di apertura verso l’esterno e un mezzo per il mondo di conoscere meglio la Custodia di Terra Santa e il ruolo della Chiesa cattolica.