24 Luglio 2025

I retroscena della creazione di un museo: sfide tecniche e architettoniche

di TERRA SANCTA MUSEUM

Di che cosa si parla attualmente al Terra Sancta Museum Art & History? Per scoprirlo, abbiamo partecipato a una riunione di lavoro presso lo studio di architettura Perrot & Richard, incaricata della direzione lavori del progetto nel 2024.  

Mentre la ristrutturazione di un museo è abbastanza comune, lavorare alla creazione di un’istituzione culturale è più raro. Secondo il rapporto Cultural Infrastructure Index 2024 prodotto da AEA Consulting, nel 2024 sono stati completati 159 nuovi musei in tutto il mondo, di cui solo due in Medio Oriente! Il progetto del Terra Sancta Museum Art & History, la cui apertura definitiva è prevista per la fine del 2028, è tanto originale quanto complesso e richiede una metodologia di lavoro unica che unisce conoscenza, esperienza e riflessione collettiva. 

Per tenere il passo con il lavoro di progettazione del museo, si tengono ora incontri settimanali il mercoledì mattina. Questi workshop tematici, tenuti di persona o in videoconferenza da Gerusalemme, Compostela o Crema (Italia), riuniscono una quindicina di studi di progettazione, il team di gestione del progetto (Perrot & Richard architectes) e l’ente appaltante (la Custodia di Terra Santa).  

Da Parigi a Gerusalemme, riunione di lavoro tra la direzione lavori e la direzione progetto,
affidata all’agenzia Perrot & Richard

Questo metodo di lavoro, sviluppato e implementato da Perrot & Richard architectes, garantisce una condivisione ottimale delle informazioni. I problemi sollevati vengono affrontati contemporaneamente da tutti gli esperti (scenografi, HVAC, elettricità, illuminazione, idraulica, ecc.) uniti nel perseguire lo stesso obiettivo: progettare un museo che funzioni e che soddisfi le richieste dei francescani, evitando problemi tecnici imprevisti, ritardi o costi aggiuntivi che rallenterebbero la costruzione del museo. 

I consulenti nel cantiere 

Un sito patrimoniale multiuso e multi-sfida!  

Sebbene gli studi siano ben avviati (il progetto è entrato nella fase PRO[1]), la complessità architettonica del sito, con la diversità degli spazi e delle loro caratteristiche (tipi di muratura, volte, ecc.), non rende facile l’esercizio. A ciò si aggiunge la sua stessa collocazione all’interno del convento di San Salvatore (la cripta della chiesa parrocchiale), che solleva questioni sulla gestione dei flussi di visitatori. 

«Si tratta di spazi semi-interrati e serviti da un’unica galleria che funge anche da accesso principale al convento» spiega Lorraine Abu Azizeh (architetto, P&R). Un luogo di passaggio costante e frequentato da persone con esigenze diverse: passaggio di un carro funebre per i funerali, di una processione per l’ingresso di un dignitario nel convento, senza contare le centinaia di frati residenti nel convento che vanno e vengono al Santo Sepolcro. «Il museo non deve paralizzare le attività del convento e dobbiamo, allo stesso tempo, garantire la sicurezza dei visitatori» sottolinea Lorraine Abu Azizeh, sempre in contatto con la committenza sugli elementi da integrare in questo spazio di accoglienza (postazione di sicurezza con raggi X, postazione di controllo biglietti, rete Wi-Fi per scaricare l’applicazione del museo, ecc.). 

L’ingresso attuale del convento,
il futuro ingresso del museo (proiezione 3D)

Una delle sfide maggiori è lo spazio, perché «siamo ovunque vincolati in termini di spazio!» aggiunge, specificando che la capienza massima di visitatori presenti nel museo è stata definita in 223 persone (personale incluso). 

Confrontarsi con le normative locali 

Situato in questa città così particolare che è Gerusalemme, la costruzione del museo impone anche un adattamento permanente alle normative locali. Prendiamo un esempio concreto: il sistema di evacuazione fumi dei futuri 1200 m² del museo. Nell’ambito della precedente fase di studi (APS), i membri del gruppo coordinato da Perrot & Richard si erano basati sulla normativa francese, spesso più restrittiva di quella di altri paesi, inclusi gli Stati Uniti. 

L’arrivo sul progetto dell’architetto palestinese Jawad Sleibi, nel marzo 2025, come referente per tutte le questioni locali (normative, disponibilità di materiali e attrezzature, costi locali), ha permesso di raccogliere gli elementi per affrontare questo argomento. Infatti, si sono rese necessarie delle modifiche legate alle norme in vigore a Gerusalemme. «La normativa israeliana è più stringente di quella francese su alcuni aspetti dell’evacuazione fumi, mentre alcuni elementi non sembrano nemmeno menzionati» si sorprendono Agnès Adde (BET Fluencie, HVAC/idraulica) e Pierre-Henri Causin (Kairn architecture, accessibilità/sicurezza) incaricati dello studio di questo complesso argomento. Il team di direzione lavori sta quindi riflettendo sulla soluzione migliore per essere conforme a una soluzione mista che unisca la conformità alla normativa israeliana, garantendo al contempo una totale efficacia in tutti gli spazi, poiché gli aspetti di sicurezza sono cruciali. 

Jawad Sleibi (a destra) e il consulente elettrico Maher Musleh (a sinistra)
Fra Stéphane in visita al cantiere

Discussione correlata: la capacità elettrica del museo in caso di interruzione di corrente. Infatti, il generatore attuale del convento è già al limite della capacità, non sarebbe sufficiente per alimentare le attrezzature del museo. È quindi necessario un generatore dedicato, in quanto regolamentare. 

Lo scambio a cui assistiamo tra Lorraine Abu Azizeh, Agnès Adde (Fluencie, Riscaldamento, ventilazione, climatizzazione), Vincent Frichot (BET ILAO, elettricità), Martina Pavanetto (BET R-Struct, ingegnere strutturale) e Jawad Sleibi mette in discussione il dimensionamento del generatore e la sua localizzazione. Infatti, più numerose sono le installazioni che devono essere gestite dal generatore e più lunga è l’autonomia desiderata, più l’attrezzatura sarà voluminosa e pesante. La scelta del posizionamento è quindi molto importante perché può comportare problematiche strutturali, non sempre realizzabili in un edificio antico come il convento. Le discussioni sono tutt’altro che concluse al Terra Sancta Museum Art & History e rimangono guidate da un pragmatismo francescano, perché, come ama ripetere Béatrix Saule, presidente del Comitato scientifico del museo e direttrice generale onoraria del Castello di Versailles: «non stiamo realizzando un hotel di lusso!». 

La costruzione del museo, frutto di un lavoro di squadra con la direzione dei lavori

[1] Fase di finalizzazione del progetto per poter avviare la consultazione delle imprese all’inizio del 2026

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