16 Febbraio 2018

Il reliquiario della croce: un sacro tesoro del popolo

di CORRADO SCARDIGNO

Fulget crucis mysterium. Con queste parole Venanzio Fortunato, nel VI secolo, descriveva il legno sacro della Croce nel suo inno più famoso Vexilla Regis. E così rifulge di splendore una stauroteca della Custodia di Terra Santa. Trattasi di un magnifico e prezioso reliquiario della croce realizzato nel 1947 per i francescani e utilizzato tutt’oggi durante le celebrazioni nella Basilica del S. Sepolcro per l’Adorazione della Croce (Venerdì Santo) e l’Invenzione della Croce (3 Maggio).

L’opera fu prodotta a Gerusalemme nella Abbazia della Dormizione B.M.V., sul Monte Sion, da Fra Federico Braun, un orefice benedettino molto conosciuto per magnifiche opere già realizzate nel monastero di Beuron. Il fine dell’opera si comprende nella lettera che “l’artista” scrisse all’allora Custode di Terra Santa Alberto Gori a conclusione del lavoro :

«Paternità Reverendissima! Oggi dopo quasi un anno, ho finito il Reliquiario per la particola della S. Croce.  La ringrazio di cuore della fiducia posta in me per eseguire un tale lavoro, e spero che questo sacro tesoro, ormai degnamente incorniciato, cresca nella venerazione di noi tutti. Ciò ripagherebbe largamente la mia fatica. Gerusalemme, 1 Aprile 1947».

La bellezza dell’opera è costituita non solo dall’ oro fino di cui è rivestita ma soprattutto dalle preziose gemme che l’adornano: 39 rubini ver acque marine; 10 smeraldi; 1 opale; 700 perle.

Da un punto di vista iconografico il reliquiario mostra sui quattro lati della base, medaglioni raffiguranti: Gesù in croce, Gesù all’orto dei Getsemani, Gesù flagellato alla colonna, la Mater Dolorosa, Gesù risorto, il Sacro Cuore di Gesù.

Ma è l’iscrizione posta sulla base EX VOTIS B.M.V. IN S.M. CALVARIO. REV.MUS P. ALBERTUS GORI CUSTOS T.S. 1946, che rivela la sua origine.

Questo reliquiario, rispetto ad altri doni delle grandi nazioni europee, fu realizzato sciogliendo le offerte dei pellegrini così che «gli offerenti dei gioielli –  riporta un’altra nota del 1947 – possono essere santamente orgogliosi, giacchè i loro doni hanno avuto la sorte inestimabile di brillare in superbe forme intorno all’incalcolabile valore della particola della Croce, proprio nel luogo dove è avvenuto il solo ed unico cruento Sacrifizio del Figlio di Dio».

 

Questa stauroteca, che per la forma e la ricca presenza di gemme sembra rifarsi a modelli bizantini (es. Crux vaticana, VI sec.) e longobardi (es. Croce di Agilulfo, VII sec.), si mostra dunque come un magnifico esempio di arte sacra contemporanea, sintesi luminosa della centenaria fede e devozione di pellegrini.

Al di là della bellezza estetica, la croce resta un simbolo di fede, così come è stato sottolineato nella scorsa festa dell’Invenzione, proprio nella Cappella di Sant’Elena (dove secondo tradizione fu ritrovata la croce di Cristo), dal Custode di TS Fr. Francesco Patton: «Diventiamo noi stessi un’immagine vivente di Cristo sulla Croce per avere parte anche noi alla sua resurrezione».

 

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