9 Gennaio 2023

L’artigianato palestinese in mostra a Betlemme

di LUCIE MOTTET, HENRI DE MÉGILLE

Dal 19 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023 si è tenuta a Betlemme la mostra “Minkom wa elaykom”, il risultato di una collaborazione tra il Terra Sancta Museum (TSM) e il centro Dar Al-Sabagh, anche sede dell’esposizione. Curata da George Al’Ama, membro del comitato scientifico del TSM, questa è la prima mostra in assoluto del museo legata al mondo palestinese.


Canoni d’altare in madreperla realizzati dalla famiglia Suleiman Roc intorno al 1870-1889 e Crocifisso di Pietro di Tomaso e Michele © Cécile Lemoine/TSM

Bisogna salire qualche gradino, nel mezzo di Star Street, per scoprire Dar Al-Sabagh, una casa palestinese di inizio XX secolo. Specializzato nella ricerca genealogica delle famiglie di Betlemme, Dar Al-Sabagh è un edificio a due piani di pietre chiare, appena restaurato e decorato con opere di artisti palestinesi contemporanei. Per quindici giorni sono state esposte, per la prima volta a Betlemme, opere provenienti dalle collezioni della Custodia di Terra Santa, alcune delle quali faranno parte del futuro Terra Sancta Museum. A ingresso libero, la mostra ha esposto queste opere di artigianato palestinese disponendole negli uffici, nella sala riunioni, nel salone e nella biblioteca.

George Al’Ama e Fra Stéphane ofm davanti al modello in madreperla del Santo Sepolcro (XVII secolo) © Henri de Mégille

Una scenografia minimalista e intima

George Al’Ama, curatore della mostra e specialista di arti e mestieri palestinesi, ha selezionato questi capolavori, custoditi dai francescani nelle stanze del convento di San Salvatore. In stretta collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali della Custodia, questo studioso è riuscito a documentare accuratamente questo patrimonio e a farlo restaurare da artigiani locali.

L’allestimento è “molto semplice, perché è pieno di intensità”, spiega George. Sfondi neri, vetrine sobrie, grandi foto di botteghe di Betlemme, con lo scopo di “dare un volto alle opere” attraverso le immagini ritraenti gli artigiani e le loro famiglie.

Laboratorio della famiglia Zoughbi a Betlemme, collezione George Al’Ama. © Henri de Mégille

Esposizione dell’artigianato di Betlemme

I 18 pezzi scelti permettono di avvicinarsi all’artigianato locale, l’artigianato dei laboratori che un tempo erano situati a pochi metri dalla sede della mostra, in Star Street, a Betlemme. Alcune di queste opere sono state realizzate proprio qui, su commissione dei francescani, come questo straordinario modellino del Santo Sepolcro del XVII secolo. Altri hanno uno stile molto più all’avanguardia, come il San Giorgio di abalone (una conchiglia apprezzata per la sua qualità e il suo colore dai riflessi grigi e verdi). 

In un’altra sala sono stati esposti due copricapi tradizionali, uno proveniente da Ramallah e l’altro da Hebron, realizzati dalle donne di Betlemme. Il copricapo apparteneva all’intero villaggio e veniva prestato alla futura sposa al momento del fidanzamento. Nella stanza risuonava un canto, quello tradizionale della sposa che si prepara al matrimonio. 

Eyad Handal, assistente del curatore della mostra, l’ha registrata per l’occasione con Ishak Al Hroub, autore di un libro sui costumi tradizionali palestinesi. Un’iniziativa di grande valore antropologico che permette al centro Dar Al-Sabagh di collegare la diaspora palestinese con le sue radici.

Diorami in madreperla: a sinistra la rappresentazione dell’Ultima Cena (bottega Zoughbi) e a destra il chiostro di Santa Caterina a Betlemme (di Jamil Musallam – 1950). © Dar al Sabagh Center
Sala della biblioteca con esposizione di gioielli palestinesi. © Dar al Sabagh Center

Un patrimonio familiare vivo

Gli oggetti di artigianato familiare scelti comprendevano anche alcuni gioielli arabi decorati con monete locali ed europee, le cui croci cristiane conferiscono loro un’eccezionale rarità. Questi iznaq, collane tradizionali, venivano offerti dai parrocchiani ai frati per le loro intenzioni o in segno di ringraziamento. L’oggetto più toccante era senza dubbio il cesto di vimini dove un tempo tutti questi gioielli venivano conservati. Quando George Al’Ama scopri questo tesoro, fu subito in grado di identificare con certezza una collana donata ai francescani da sua nonna.

Questo legame con gli antenati si ritrova anche nel costume da kawas, lo stesso che indossano ancora oggi le guardie, istituite dagli Ottomani, per proteggere le varie chiese in Terra Santa. Oggi i kawas accompagnano le entrate solenni dei patriarchi e assicurano l’ordine e la sicurezza durante le varie liturgie cristiane. 

Perle, copricapi, gioielli… tutte queste opere sono direttamente collegate alla storia delle famiglie cristiane di Betlemme. Canoni d’altare della famiglia Rock, una croce della famiglia Michel, diorami in madreperla delle famiglie Zoughbi o Jamil Mussalam. Tutte queste opere potevano essere godute per qualche giorno dalle famiglie degli artigiani che le avevano create. La presenza di alcune di queste all’inaugurazione ha dato un’umanità senza precedenti alle collezioni della Custodia, che sono intimamente legate al mondo palestinese. La scelta implicita del titolo, scelto tra i proverbi arabi, mostra, in questo spirito, l’importanza del legame intergenerazionale: Minkom wa elaykom, letteralmente “da te a te”.

Presentazione delle opere al pubblico. © Dar al Sabagh Center

Traduzione dal francese a cura di Ilaria Turatti

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