22 Giugno 2019

Le icone nel Museo della Custodia

di ANAIS UBERTI

– Articolo pubblicato con le sue illustrazioni sul Terra Santa Magazine di gennaio/febbraio 2019 –

Dopo il loro arrivo a Gerusalemme, erano state conservate negli archivi. La collezione di icone appartenente alla Custodia di Terra Santa esce dall’ombra, per la gioia degli esperti e, presto, dei visitatori del museo. La storia della riscoperta di un patrimonio unico.


Una mano si alza, l’assemblea si volta. È in pieno svolgimento la riunione del Comitato Scientifico del Terra Sancta Museum. Seduta al centro della sala, Raphaëlle Ziadé, responsabile del dipartimento bizantino del Petit Palais, sta per discutere della collezione di icone appartenente alla Custodia di Terra Santa. “È certamente uno dei più importanti gruppi di icone della Terra Santa posseduti dai latini” (Cattolici di rito romano. NdR) afferma, alcuni scuotono la testa, altri mostrano la loro sorpresa. Ancora sconosciute agli addetti ai lavori e al grande pubblico, le circa 300 icone hanno presto attirato l’attenzione dei membri del Comitato. La riflessione viene eseguita rapidamente : è tempo di studiare e svelare il mistero di questa collezione.

Lo stesso giorno, il progetto è stato affidato a Blanche e Adeline, studentesse dell’Ecole du Louvre e volontarie per sei mesi al servizio del “Tesoro del Santo Sepolcro”. Incaricate di inventariare la collezione di icone, svolgono un importante lavoro di osservazione, descrizione e raccomandazione. Per lo più slave, le icone sono state scritte tra il XVI secolo e il XXI secolo. Armate di guanti bianchi, metro a nastro, gommapiuma e carta velina, le due giovani donne maneggiano con particolare attenzione queste opere d’arte.

La maggior parte della raccolta, più di due terzi, è arrivata a Gerusalemme dal Belgio, pazientemente raggruppata da Frans Cornelissen, francescano fiammingo e commissario di Terra Santa. Nel 2006, quando morì, la collezione fu inviata a Gerusalemme, secondo suo desiderio.

La maggior parte delle opere proviene dalla Russia, dai Balcani o dall’Etiopia, alcune icone in stile russo sono invece state dipinte a Gerusalemme. “È molto interessante: ciò che può sembrare estraneo alla Terra Santa ne fa parte! Questo dimostra quanto la Chiesa di Gerusalemme è, allo stesso tempo, locale e universale” afferma fra Stéphane, responsabile dei beni culturali della Custodia. Alcune icone sono anche legate ad una storia particolare. Dopo qualche istante di esitazione, la mano di Adeline si ferma su una Vergine della Tenerezza, accuratamente avvolta nella carta velina. “È stato trovato sulle pendici del Monte Tabor nel periodo della Guerra d’Indipendenza di Israele (1947-1948) da una donna musulmana”, dice, aprendolo. “Convinta di non poter conservare questa immagine cristiana, la affidò a uno dei frati francescani che vivevano in cima al Tabor”.

Tuttavia, è difficile tracciare con precisone la storia di ogni pezzo. “Solo poche sono firmate, un’icona non è un’opera d’arte come le altre” spiega Blanche, specializzata in archeologia cristiana, arte bizantina e copta, “Nell’arte dell’icona tutto è giustificato da considerazioni teologiche. Non c’è libertà artistica”. L’icona simboleggia l’invisibile e il divino oltre la realtà temporale. “Basta osservare i colori utilizzati, l’assenza di ombre e profondità, la composizione geometrica o le campiture dorate per capire che queste regole sono radicate nella dottrina della fede” aggiunge Adeline mentre misura una Natività scritta da un monaco russo quattro secoli fa.

Molte di queste icone sono di alta qualità. “Lo si vede nel loro stato di conversazione nonostante l’età, nella preziosità dei materiali, spesso più difficili da usare, nella finezza, nella precisione e nella grazia dei lineamenti”, sottolinea Blanche mentre maneggia un Cristo Pantocratore. Dopo qualche secondo di silenzio, esclama la giovane donna: “E’ davvero impressionante: sei di fronte al volto di Cristo, lui ti fissa impassibile! È sia giusto che dogmatico”.

Questo inventario è indispensabile, sia per studiare l’evoluzione della collezione , ma anche per controllare lo stato di salute delle opere e far sì che non si deteriorino. Per ogni icona viene assegnato un numero di inventario, redatta un’analisi stilistica e fatta una raccomandazione di conservazione. Tutti questi dati verranno poi trasmessi a Raphaëlle Ziadé, incaricata di pubblicare un catalogo della collezione per la sezione storica del Museo della Custodia. 

In un angolo della stanza, una gigantesca borsa verde contenente delle icone sembra richiedere un’attenzione particolare. Accovacciata, Adeline inizia quindi a esaminarla con cautela: “Queste sono malate o infestate da insetti; le mettiamo in quarantena in modo che possano essere curate da un conservatore”.

Tra la fine dei lunghi studi e l’inizio della vita professionale, lavorare alla collezione di icone della Custodia non è stata un’esperienza da poco. “Quando studi storia dell’arte, vuoi confrontarti con l’opera, altrimenti è solo teoria!“. Affascinatedall’arte bizantina, le due giovani donne sono particolarmente interessate al valore sacro delle icone. “Fanno parte di una pratica di culto, ed è questo che è interessante”, dice entusiasta Blanche, sorridendo. La sua compagna aggiunge: “È un altro approccio al cristianesimo, molto commovente, basato sul visivo, sull’estetico e sul Bello”.

Alla fine dell’intervento di Raphaëlle Ziadé durante il Comitato Scientifico, Padre Stéphane si alza dalla sedia e si incammina al centro dell’assemblea. “Perché non includere alcune di loro nel museo?” suggerisce. Situato a Gerusalemme, luogo di incontro e confronto delle tre religioni monoteistiche, il Terra Sancta Museum cercherà di rendere visibile l’espressione cristiana della Città Santa. “I musei che funzionano sono quelli che hanno una forte identità. Allarghiamo gli orizzonti di un patrimonio cristiano che non è solo latino”.

Il Museo della Custodia: scopo e data di apertura

Custodi dei luoghi santi da 800 anni, i francescani desiderano offrire al mondo intero l’opportunità di scoprire le radici del cristianesimo nella sua terra d’origine. Nasce così il progetto del Terra Sancta Museum. L’ambizione è grande: valorizzare il patrimonio spirituale, archeologico e artistico cristiano nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme. Un patrimonio custodito preziosamente dalla Custodia di Terra Santa. Sono già aperte al pubblico la sezione multimediale e quella archeologica, mentre è prevista l’apertura nel 2021 della sezione storica, che svela i tanti doni portati dalle nazioni cristiane nel corso dei secoli.

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