1 Giugno 2018

Le preziose testimonianze del TSM sulla X Legio Fretensis a Gerusalemme

di FEDERICO LOMBARDO

La nuova sezione “SBF Archaelogical Collections’’ del Terra Sancta Museum è pronta ad aprire al pubblico i propri spazi espositivi, raccogliendo la preziosa eredità del precedente museo archeologico dei frati dello Studium Biblicum e svelando ambienti e reperti inediti, con una preziosa ed eterogenea collezione. Il museo presenterà la storia cristiana, dalla vita quotidiana al tempo di Gesù ai ritrovamenti sui Luoghi Santi, non tralasciando il contesto storico culturale della Terra Santa. La storia di Gerusalemme tra I e II secolo d. C. ad esempio fu profondamente segnata dalla presenza della nota legione romana, la legio X Fretensis, di cui oggi presentiamo alcune preziose testimonianze.

Nata quale fondazione triumvirale di Ottaviano, la X legio riceve l’appellativo onorifico di Fretensis in seguito al contributo decisivo offerto nella guerra contro Sesto Pompeo in Sicilia; Fretum Siculum era, infatti, il nome latino dello stretto di Messina. Nel corso del cinquantennio tra la battaglia di Azio (31 a.C.) e l’insediamento nel castrum di Cirro in Syria (18 d.C.), la legione viene impiegata in varie aree del mediterraneo, avendo l’opportunità, forse, di arrivare alle porte di Gerusalemme già durante le campagne di P. Quintilio Varo (4 a.C.) e di P. Sulpicio Quirino (6 d.C.), in conseguenza delle sommosse giudaiche originatesi dopo la delicata successione di Erode il Grande. Secondo lo storico Flavio Giuseppe, nel 70 d.C., guidata in prima persona dall’imperatore Tito, la X Fretensis scrive una delle pagine più memorabili della storia della città: accampata sul Monte degli Ulivi (B.I. V.67-68), partecipa attivamente all’assedio e conquista di Gerusalemme. Dopo la distruzione del Tempio, poi, la Decima viene lasciata a Gerusalemme quale presidio fisso, svolgendo questo ruolo, ininterrottamente, per quasi due secoli. Nonostante l’identificazione del suo accampamento rappresenti ancora una vexata quaestio, gli studiosi, in linea con la tradizione antica (B.I. VII.1-2), tendono ad ubicarlo nella zona occidentale della città, nell’area compresa oggi, grossomodo, tra la torre di Davide ed il quartiere Armeno.

Ma cosa resta di questa presenza nella città santa? Dagli scavi del Sion il marchio della legione riemerge su un mattone bollato, ritrovato nei primi del novecento da fra Luca Thönnesen o.f.m.  che sarà ora esposto nel Terra Sancta Museum.

Sul laterizio (17.5 x 18 x 3.3 cm, Fig.1), conservato nella sua quasi totale integrità, si staglia al centro il marchio con il nome della legione: L[egio] X [Decima] FRE [tensis].  L’impressione in latino, realizzata con un punzone, si rivela ad una analisi tarda, datata al III sec d.C. (ulteriore indizio della prolungata prensenza della X legio nella città), prodotto delle figline locali che fornivano ai legionari romani i materiali da costruzione; uno di questi impianti produttivi della X Legio è stato rinvenuto proprio a Gerusalemme, nella località di Binyanei Ha’uma (nei pressi del Knesset).

Una singolare figurazione a corredo del testo, leggermente diverso, LEG[io] X[Decima] contribuisce a rendere un secondo mattone bollato (Fig.2) uno degli oggetti più interessanti dell’intera collezione; di provenienza gerosolimitana, si tratta di un vero e proprio unicum: si possono infatti riconoscere, su un solo reperto, ben due dei simboli che, in battaglia, dovevano campeggiare sugli stendardi della legione, incutendo timore al nemico. In basso il cinghiale selvatico, immagine ctonia, talvolta sostituito dal toro, segno zodiacale dominato dalla dea Venere e omaggio alle legioni di fondazione cesariana; in alto, invece, un emblema marino, alternativa al delfino, la galea, classica nave romana da guerra a conferma dell’origine marinaresca della legione. L’analisi iconografica e i paralleli stratigrafici (a Binyanei Ha’uma i bolli con cinghiale e galea sono stati rinvenuti negli strati più antichi) permettono di proporre per il pezzo una datazione più alta, seppur non all’anno, certamente anteriore rispetto a quella del precedente; il cinghiale, ma soprattuto la galea sono, infatti, tra i signa più arcaici della legione.

Altri bolli della X Legio sono confluiti, da scavo o acquisizione, nella sterminata collezione archeologica dello SBF (una tegola bollata è preservata anche nel vicino monastero di Sant’Anna Fig. 7); sono circa una ventina, tra i quali un interessante laterizio con stampiglio della legione che riporta addirittura la sigla, all’anno, dello scavo in cui fu ritrovato: ‘‘Sion 1902”, data iconica, che corrisponde a quella di fondazione del primo museo dei francescani. Altri due bolli su tegole, trovati al Sion sempre nel 1902, mostrano la presenza sul campo della legione, rivelandoci, unici nel loro genere, il nome di un militare del corpo: P VAL[erius] | AEMI[lius] (Fig.6).  Questi pezzi, conservati in attesa di fondi per una futura esposizione (fondamentale, se si pensa alla perdita di un raro bollo della legione in greco) provengono non solo dal Sion, ma anche dal Monte degli Ulivi e dal Getsemani. Uno in particolare, che presenta una  barretta di abbreviazione sull’apice del numero della legione (X), venne ritrovato, nell’estate del 1958, da padre Virgilio Corbo o.f.m durante gli scavi effettuati nell’orto francescano della valle del Cedron, in occasione della costruzione della nuova strada prospiciente la Basilica dell’Agonia.

La storia della  gloriosa X  legio trova spazio anche nella sezione multimediale “Via Dolorosa” del TSM, dove, oltre ai proiettili di balista, forse proprio quelli impiegati nell’assedio di Gerusalemme, è preservata una parte della iscrizione onoraria con dedica della legione all’imperatore Adriano. (Fig.6) https://www.terrasanctamuseum.org/it/liscrizione-adriano-di-gerusalemme-torna-nel-convento-della-flagellazione/ . Realizzata nel 130 d.C., probabilmente durante la sua visita in città, essa si erge a stendardo marmoreo del legame indissolubile tra  i legionari della Decima e il princeps: Adriano, infatti, ricambiò la salutatio con l’erezione, nei presso della porta occidentale (odierna Jaffa Gate) di una statua con le fattezze del cinghiale della X legio (San Girolamo, Chronicon 47.201).

L’iscrizione adrianea, uno degli oggetti più interessanti dell’intera collezione; di provenienza gerosolimitana.

Da capo Milazzo e Nauloco fino ai Balcani e poi in Syria, la peregrinatio saecularis della X  Fretensis trova  in Gerusalemme il suo inesorabile coronamento: un legame a doppio filo, quello tra la città e la legione, ordito in duecento anni di storia, tra la prima Rivolta giudaica (66-70 d.C.) e  il definitivo trasferimento ad Aqaba sotto Diocleziano.

I due oggetti in argilla presentati, agli occhi del visitatore possono apparire a prima vista non di particolare pregio, ma in realtà offrono la possibilità di vivere un impagabile viaggio nel passato, gettando luce sulle attività quotidiane dei soldati, impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico, ma anche nella realizzazione di infrastrutture quali ponti, acquedotti, strade; uno spaccato di storia nella Gerusalemme del primo cristianesimo.

Selected bibliography

BAGATTI 1939, B.Bagatti, Guida al Museo.Il museo della flagellazione in Gerusalemme, 1939

BAGATTI 1970, B.Bagatti, Nuovi elementi di scavo alla “torre” del Sion (1895, 1902-3 e 1969), in  Liber Annus XX, Gerusalemme 1970, pp. 224-246.

CORBO 1965, V.Corbo, Ricerche archeologiche al monte degli Ulivi, Gerusalemme1965.

DABROWA 2000, E. Dabrowa, Legio X Fretensis, in: Yann Le Bohec, Les légions de Rome sous le Haut-Empire, Lyon 2000, pp. 317-325.

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