17 Luglio 2019

Un museo al servizio dell’educazione e della pace

di MAÿLIS WOILLEZ-DE SAINT SAVIN

Pochi giorni fa il Terra Sancta Museum ha festeggiato il suo primo anniversario dalla riapertura nel giugno 2018. Questo museo, che presenta i frutti degli scavi archeologici dello Studium Biblicum Franciscanum, si trova all’interno del monastero francescano della Flagellazione nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme. Offre ai visitatori la possibilità di scoprire oggetti archeologici del I secolo d.C. ordinati secondo tre temi:

 

 

  • I tesori del palazzo Erode (risalente all’epoca di Erode il Grande)
  • Lo stile di vita delle comunità regionali durante il tempo di Cristo e la coesistenza delle culture ebraica ed ellenistica.
  • Testimonianze delle prime esperienze monastiche nel deserto della Giudea.

Reso moderno da una narrazione chiara e accessibile resa interattiva grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, il Terra Sancta Musuem ha già accolto migliaia di visitatori di ogni nazionalità e fede. Il museo è un luogo privilegiato per educare le comunità locali sulle culture antiche, siano esse cristiane, musulmane o ebraiche.

Il Terra Sancta Museum, infatti, espone reperti archeologici ritrovati nei territori di Israele, Giordania e Siria meridionale, e ciò che custodisce appartiene alla popolazione locale, sia che provengano da Israele o dai territori palestinesi.

Oggi vorremmo richiamare l’attenzione sul ruolo che il Terra Sancta Museum svolge tra le popolazioni palestinesi e sulla sua missione di trasmettere la storia palestinese ai giovani della regione. Al museo lavora Dimah Msallam, 28 anni, di Betlemme e multilingue. Ha scoperto la storia della sua regione lavorando per il museo. “Nelle scuole della Palestina, ci sono pochissime classi di storia, non ci viene detto molto sulle nostre origini”, confida. Per questa giovane donna che ha visitato raramente Gerusalemme a causa delle difficoltà legate al viaggio e al passaggio ai check-point, lavorare per il Terra Sancta Museum è un modo prezioso per condividere la conoscenza. “Non dobbiamo dimenticare che il museo è soprattutto cristiano, ma gli oggetti che contiene provengono da tutta la Terra Santa. Sono per tutti. Il museo ha un tema cristiano, ma il suo discorso è rivolto a tutti, cristiani, ebrei e musulmani. Ho imparato molto e mi piace lavorare lì”.

Oltre ad accogliere i visitatori e mantenere il sito, il lavoro di Dimah consiste anche nel fare visite guidate a gruppi di giovani che vengono a visitare le collezioni. Durante l’anno scolastico, il museo ospita regolarmente scuole e campi estivi provenienti dai territori palestinesi. Tra i 7 e i 14 anni, questi bambini sono accompagnati dai loro insegnanti e la loro visita al museo fa parte di un programma culturale. Le classi sono spesso mischiate tra cristiani e musulmani. Lo scorso giugno, agli scolari è stato chiesto di disegnare un oggetto che ha catturato la loro attenzione dopo una visita guidata del museo in arabo diretta da Dimah. Ecco alcuni dei risultati:

Gli studenti descrivono così le ragioni delle loro scelte: “Ho scelto l’ossario perché era bellissimo. Mi ha commosso il fatto che le decorazioni sono sempre più elaborate man mano che la persona diventa ricca! Ma al contrario, sempre più grossolane quando la persona è povera…..”. Un altro dice: “Perché questo oggetto è vecchio e originale”, e un terzo studente dice: “[ho scelto questo oggetto] perché mi ha colpito e perchè disegnandolo me lo ricorderei meglio!”. La scelta non si è limitata al museo: gli adolescenti potevano disegnare qualsiasi oggetto all’interno del sito della Flagellazione. Un altro giovane ragazzo ha scelto un soggetto religioso disegnando l’immagine di Cristo con la sua croce raffigurata nella cappella perché gli “ricordava la Salvezza dell’umanità”.

Durante questa giornata, la classe ha scoperto parte delle sue radici all’interno del Terra Sancta Museum. Questo è il vero scopo del museo: non solo per essere un laboratorio di ricerca in archeologia, ma anche rivelare radici e identità comuni, un sapere che contribuisce alla pace.

 

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