30 Agosto 2021

Verde, bianco, rosso, nero, … Capire i colori nella liturgia cattolica romana.

di OLIVIER RENARD

Chi non si è mai domandato, durante un servizio liturgico, perché i celebranti si vestono con colori diversi durante l’anno? Verde, bianco, rosso, nero, viola, rosaceo e a volte anche azzurro e giallo…la liturgia cattolica usa diverse tonalità a seconda delle celebrazioni, creando confusione nella mente dei molti non iniziati a questi codici. Perchè proprio questi colori? Quali sono i loro significati e usi?

 

 

Prima di entrare nel vivo della questione, bisogna precisare che la maggior parte delle usanze liturgiche non sono state concordate all’inizio del cristianesimo, ma si sono sviluppate gradualmente nel corso dei secoli. Il colore, in particolare, non fa eccezione a questa regola, e tutt’oggi non siamo certi dei codici di abbigliamento del primo periodo cristiano (ovvero fino alla sua adozione come religione ufficiale da parte di Costantino nel 313)[1].

« All’inizio, l’abbigliamento della Chiesa non era così diverso da quello del popolo », dice Alan Schreck, professore americano di teologia [2]. In ogni caso, sembra che il bianco sia apparso a partire dal IV secolo e sia stato usato fino al IX secolo per la liturgia del tempo ordinario [3].

 

Nel corso dei secoli, apparvero diversi altri colori senza che ci fosse un’armonizzazione generale da parte della Chiesa. Non fu che alla fine del XII secolo il primo tentativo di standardizzare l’uso in tutte le parrocchie, su iniziativa del futuro papa Innocenzo III. Nel suo trattato De sacro altaris mysterio, definì un primo canone di colori liturgici composto da bianco, verde, rosso e nero. A questi si aggiunse il viola, visto come una variazione del nero nel suo simbolismo di penitenza, permesso la quarta domenica di Quaresima (Laetare). [4]

Egli motivò « la scelta di ciascun colore con un significato spirituale e simbolico da associarea un corrispondente giorno o tempo del calendario liturgico. […] Il codice del pontifice iniziò a circolare, ma il Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durando (1230-1296), vescovo di Mende, che portò ad una più ampia accettazione delle indicazioni di Innocenzo III durante il XIV secolo. Durand contribuì ad avviare entro il XIV secolo un processo di adesione più ampia alle indicazioni. Durando riteneva fondamentali il bianco, il rosso, il nero e il verde, ma informava anche sull’uso del viola e del giallo oro nella chiesa romana. […] Il processo di normalizzazione è stato comunque lento, perché nella pratica interessavano soprattutto la qualità dei paramenti e i colori legati alla tradizione.
Nel 1570 l’Ordo Missae promulgato da Pio V fornì alla Chiesa uno strumento ecumenico di unità liturgica. [5] I colori prescritti erano quelli indicati da Innocenzo III, tuttavia si consentivano, in determinat casi, colori di lunga consuetudine e si associava il rosaceo al viola, ritenendolo un’attenuazione dello stesso colore ». [6]

Qual è dunque la situazione oggi?
Anche se il Novus Ordo Missae del 1969 di Papa Paolo VI ha portato un profondo cambiamento nella liturgia cattolica romana, questa riforma non ha affrontato nella sostanza la questione dei colori liturgici. Così, l’uso moderno rimane molto vicino alla riforma di San Pio V, che sancisce essa stessa una tradizione secolare. Con poche variazioni, si può quindi dire che l’uso dei colori dei paramenti nella liturgia è rimasto simile in tutta la storia cristiana romana, almeno nell’ultimo millennio.

 

Colori liturgici ufficiali:

 

Verde

 

Colore del tempo “ordinario” (nel senso di abituale, familiare), il suo uso è distribuito su due periodi del calendario liturgico: tra il battesimo di Cristo (prima domenica dopo l’Epifania, 6 gennaio) e il Mercoledì delle Ceneri (che segna l’ingresso nella Quaresima, 47 giorni prima di Pasqua), poi tra la Pentecoste (settima domenica dopo Pasqua) e l’Avvento (le quattro settimane prima di Natale).

Il verde è legato alla natura e al rinnovamento della vegetazione, e simboleggia la speranza nella Resurrezione, il fondamento della fede cristiana.

 

 

Rosso

Il colore del fuoco e del sangue, il rosso è il simbolo dell’Amore, della Carità, del sacrificio e del martirio.

Si usa durante la Settimana Santa per la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo, il giorno di Pentecoste, per la celebrazione del Preziosissimo Sangue, per le feste legate agli apostoli e ai santi martiri, per le feste legate alle sante reliquie e infine per le celebrazioni dell’Invenzione ed Esaltazione della Croce. Può essere utilizzato anche per la Messa del Sacramento della Cresima, se il giorno non coincide con un’altra festa.

 

 

Bianco

Il bianco è il colore della luce, della purezza, della gloria e della gioia.

Si usa per tutte le celebrazioni legate a Cristo, eccetto quelle della Passione (specialmente Natale e Pasqua), per le feste della Vergine Maria, degli angeli e dei santi non martiri, e per la nascita di San Giovanni Battista. È anche il colore usato per amministrare i sacramenti del battesimo e del matrimonio.

 

 

Nero

Colore del lutto, abbiamo visto che era anche usato durante il Medioevo per segnare i tempi di penitenza.

Dal Concilio di Trento in poi, il nero fu usato il Venerdì Santo e per gli uffici dei morti. Dalla riforma di Paolo VI, può essere sostituito dal viola (e di fatto lo è stato in molte parrocchie).

  

 

Viola

Inizialmente usato come una variante del nero, il viola è diventato nel tempo un colore liturgico a sé stante, che simboleggia la penitenza e il tempo di preparazione alla venuta di Cristo.

Si usa quindi durante la Quaresima e l’Avvento e, dal Concilio Vaticano II, può essere usato al posto del nero.

  

 

Variazioni liturgiche e privilegi :

 

 

 

Rosaceo

Concepito come una variazione del viola, il rosaceo segna due pause che la Chiesa fa durante i tempi di penitenza. Simboleggia quindi lo schiarimento della porpora, in preparazione delle gioie a venire.

Il rosaceo è usato due volte l’anno, la terza domenica di Avvento (Gaudete) e la quarta domenica di Quaresima (Laetare). [7]

 

 

 

Giallo/Oro

Simboleggiando la luce divina, l’oro o il giallo possono essere utilizzati per sostituire qualsiasi colore tranne il viola e il nero.

 

Azzurro (o Blu)

L’azzurro (o blu) è associato al dogma mariano e può quindi essere usato solo durante le celebrazioni legate alla Vergine Maria, come l’Assunzione o l’Immacolata Concezione.

Unico colore che rappresenta un vero privilegio liturgico, il suo uso fu autorizzato dal Concilio di Trento solo in Portogallo, in Spagna, negli ex territori di questi due paesi, nell’ex regno di Baviera, in certe chiese di Napoli e infine nell’ordine francescano, a causa della loro difesa storica del dogma mariano. Questo privilegio vale ancora oggi.

 

 

Non possiamo concludere questa breve presentazione dei colori liturgici senza menzionare altri due colori che sono stati usati – anche se raramente – e di fatto sono scomparsi dalla liturgia odierna.

  • Il marrone era previsto come una variazione del viola e quindi come segno di Penitenza. Anche se oggi non è più utilizzato, rimane, per lo stesso motivo, come colore dell’abito degli ordini francescani e carmelitani.
  • Il grigio (o cenere) era specifico della Francia e in particolare del rito di Lione. Si usava specialmente il mercoledì delle ceneri.

 

(traduzione dal francese a cura di Eleonora Musicco)


[1] Gaffiot, Jacques-Charles, « Glossaire », in Trésor du saint sépulcre, Paris, Cerf, 2020, p. 234.
[2] Sector, Charlotte, « Reading the Color of the Vatican », ABC News, 6 janvier 2006, En ligne : https://abcnews.go.com/Health/Pope/story?id=640088&page=1 (consulté le 18/08/21).
[3] Gaffiot, Jacques-Charles, op. cit., p. 234.
[4] Pettinau Vescina, Maria Pia, Paramenti Sacri. Dall’Europa alla Terra Sancta, Milan, ETS, 2019, p. 515.
[5] A differenza del De sacro altaris mysterio di Innocenzo III, che aveva il valore di un trattato e quindi di una raccomandazione (soprattutto perché il suo autore non era ancora papa), l’Ordo Missae di Pio V ebbe un carattere vincolante al momento della sua pubblicazione. Infatti, quest’ultimo, scaturito dal Concilio di Trento, traeva il suo spirito da una profonda riforma ecclesiale che mirava all’unità del mondo cattolico romano e riaffermava il primato del papa di fronte all’emergere delle riforme protestanti.
[6] Pettinau Vescina, Maria Pia, op. cit., p. 515.
[7] I due termini Gaudete e Laetare significano « rallegratevi ».

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