19 Novembre 2020

Collezione d’arte e artigianato palestinese: la scomparsa e la ricostruzione di un patrimonio

di FABIO BELTOTTO

Il Terra Sancta Museum è un progetto in divenire, studi e ricerche sulle collezioni della Custodia di Terra Santa sono ancora in corso. Già da diversi anni questa attenta attività di ricerca coinvolge professionisti museali provenienti da tutto il mondo, ciascuno secondo le proprie conoscenze e competenze riesce a contribuire alla valorizzazione di questo patrimonio.

Più volte nel presentare le diverse collezioni si è messo in luce quanto esse siano il risultato di un legame profondo tra i fedeli di tutto il mondo e la Terra Santa, rappresentando quindi una testimonianza della storia della Chiesa Universale. Esistono però collezioni che raccontano un’altra storia, quella della Chiesa locale, scritta dalle comunità che hanno popolato questa stessa terra e del loro legame con la Custodia di Terra Santa. 

Le collezioni di arte e artigianato palestinese del Terra Sancta Museum ne sono un esempio. Verranno infatti allestite, nella futura sezione storica, delle sale dedicate proprio alla produzione artigianale palestinese con alcuni oggetti liturgici, capolavori in madreperla, donati dalla comunità locale e accuratamente conservati dai frati della Custodia.

Grazie ai recenti studi realizzati da George Al’Ama, collezionista e studioso di arte palestinese, a questi oggetti si aggiungeranno anche gioielli e abiti palestinesi. È un lavoro di valorizzazione, di ricostruzione della storia di usi e costumi scomparsi e quasi dimenticati, risultato di un intimo rapporto tra George Al’Ama e la Custodia di Terra Santa.

 

Scopri di più sulla storia di George Al’Ama e la Custodia di Terra Santa

Si tratta di oggetti incredibili, espressioni della cultura e della storia locale. L’eccellente stato di conservazione e il numero di pezzi tanto preziosi quanto rari, rendono questa collezione tra le più prestigiose al mondo di questo tipo. 

La collezione è costituita per la maggior parte da gioielli, ornamenti e copricapi utilizzati dalle donne in tutta la Palestina durante i matrimoni o in occasione di festività importanti. Betlemme costituiva il centro artigianale e manifatturiero principale, ma gli oggetti erano poi venduti e utilizzati a Jaffa, così come a Ramallah o a Hebron. Ciascuna comunità tuttavia manteneva alcune caratteristiche proprie nell’abbigliamento e nella personalizzazione degli ornamenti.

 

L’uso delle monete

L’elemento ricorrente in tutti questi ornamenti è l’uso delle monete. Nel mondo islamico, soprattutto nel periodo di dominazione ottomana, divenne uso comune utilizzare monete per applicarle a gioielli, ma anche cucirle sui copricapi. Nel XIX e XX secolo le monete più preziose spesso venivano utilizzate come gemme preziose, montate e incastonate collane e bracciali. 

Le ragioni per l’utilizzo delle monete sui gioielli erano molteplici, e andavano dal dare un senso di sicurezza, all’ostentare. Prima del matrimonio, l’uomo dimostrava la propria generosità e il proprio amore facendo dei doni. Le monete erano gli oggetti più facilmente reperibili nei villaggi e venivano utilizzate spesso per questi scopi.

Questi ornamenti spesso richiedevano un grande numero di monete e dalle dimensioni più varie. È interessante notare che questi oggetti non sono solo costituiti da monete ottomane, le più frequenti, ma anche da quelle europee e di altri paesi arabi, portate in queste terre da pellegrini, viaggiatori e commercianti. Ed è per questo che troviamo spesso il volto di Maria Teresa, l’imperatrice asburgica, o lo scudo borbonico di Filippo V di Spagna.

Tra questi oggetti, tre saranno esposti nella nuova sezione storica del museo: uno Wuqayat Al-Darahim (copricapo indossato dalle donne di Hebron), un Bughmeh (un tipo di collare d’argento) e un caratteristico Iznaq (una catenina che passava da un orecchio all’altro circondando il mento e il viso della donna). 

Wuqayat Al-Darahim

Copricapo per le donne di Hebron. Gli abitanti di Hebron tra il XIX e il XX secolo erano quasi per la totalità musulmani. Questo tipo di copricapo in particolare, era utilizzato solo dalla comunità musulmana. Tuttavia si sa quasi con certezza che questo tipo di copricapo era realizzato da donne cristiane a Betlemme.

Si tratta di un pezzo prezioso(ciascun copricapo può essere costituito da 4 o 5 kg di argento) e raro. Insieme a questo, nei paesi intorno ad Hebron probabilmente ne esistevano un massimo di 30 pezzi. Al giorno d’oggi sappiamo della sopravvivenza solo di 12 pezzi, di cui tre esempi appartengono alla Custodia. Altri copricapi sono oggi conservati al British Museum, al Quai Branly Museum, Israel Museum, American Museum of Natural History e in altre collezioni private.

Iznaq

L’iznaq è una catenina d’argento che poteva essere arricchita da monete e pietre preziose. L’iznaq solitamente era indossato insieme allo Shatweh (copricapo molto in uso dalle donne di Betlemme) per mantenerlo sul capo. La catenina passava da un orecchio all’altro circondando il mento e incorniciando perfettamente il viso della donna.

Bughmeh

Il bughmeh, è un collare d’argento, oggi verrebbe interpretato come un oggetto umiliante per la donna, tuttavia in passato erano di uso comune. Come gli altri tipi di gioielli, il bughmeh serviva a ostentare la ricchezza e il benessere, non solo per la fastosità dell’ornamento, ma soprattutto per il suono che le monete producevano.

È interessante notare la personalizzazione di questi gioielli. Soprattutto nell’area di Betlemme esisteva una sorta di armonia religiosa dimostrata dal fatto che le donne cristiane e le donne musulmane indossavano lo stesso stile di abbigliamento applicando però croci o mezzelune a seconda della fede.

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